Scelta del Cucciolo


La scelta del cucciolo

La scelta del cucciolo giusto è fondamentale per qualsiasi razza; nessuno ci obbliga ad avere un cane, quindi dobbiamo essere assolutamente convinti della nostra decisione.

Un cane di piccola taglia come il pinscher nano lo si trova dappertutto, nei negozi di pet shop, nelle fiere del cucciolo,da tanti privati che, avendo una femmina, non vedono l’ora di fare una cucciolata, quindi la scelta del cucciolo è fondamentale: se non vi interessa la tipicità potete trovare un pinscherino senza pedigree o un similpinscher presso un canile (non costa nulla e, in più, fate una buona azione), ma se cercate un vero pinscher e siete disposta a pagare per averlo, è giusto che otteniate quello che desiderate, senza compromessi e soprattutto senza fregature.


 

L’allevamento

Innanzitutto cominciamo a distinguere l’allevamento con affisso da quello che non ce l’ha.

Cos’è l’affisso? Con tale termine si indica il nome scelto dall’allevatore per identificare il proprio.

Un allevamento con affisso può essere una garanzia in più, ma, badate bene, nemmeno il miglior allevatore di questo mondo vi può dare la certezza matematica della qualità del cucciolo: può garantire salute e tipicità, ma un futuro da campione no.

Una volta scelto l’allevamento, prendete i contatti con l’allevatore, chiedetegli di poter visitare il canile e di poter vedere i genitori del cucciolo (la madre sicuramente, il padre potrebbe essere uno stallone di un altro allevamento, nel caso fatevi mostrare una suo foto


L’importanza del pedigree

Il pedigree rappresenta la carta di identità del vostro cane, la sua avvenuta iscrizione al Registro Origini Italiano (quello che oggi si chiama R.O.I. e che fino a qualche anno fa era chiamato L.O.I.). in esso sono riportati il nome del cane, il suo numero di iscrizione, la razza, il sesso e altri dati che ne rendono possibile il riconoscimento, come il colore del mantello (rosso o nero-focato). Viene inoltre riportato l’albero genealogico del cane, con i nomi dei genitori, dei nonni, dei bisnonni e dei trisnonni, accanto ai quali si possono trovare sigle che corrispondono ai titoli conseguiti (B= Ch. Sociale, C= Ch. Estero, D= Ch. Riproduttore.


Addio tatuaggio, oggi c’è il microchip

Già dal 1 gennaio del 2005 il microchip era previsto come unico sistema di identificazione e l’Ordinanza del 20 agosto 2008 del Ministro del lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, non fa che ribadire che è obbligatorio provvedere all’identificazione dei cani attraverso il microchip. Il microchip è una sorta di piccola capsula di materiale biocompatibile che viene iniettata sottocute dietro l’orecchio in maniera del tutto indolore, senza ricorrere ad anestesia.

Se il cane proviene da un allevamento il microchip è già stato inserito dall’allevatore e al padrone spetta solo comunicare alla ASL di competenza il suo codice,


Come deve essere un cucciolo «doc»?

Un pinscher di due mesi è davvero molto piccolo, difficile prevedere come potrà essere da adulto ma qualche «dritta» è possibile darla: anche in tenera età deve essere vivace e socievole, non deve mostrare paura ma anzi voglia di giocare e di socializzare, il pelo deve esser ben lucido e gli occhi vispi, non cisposi né lacrimosi, l’addome non deve esser gonfio (a meno che non abbia appena mangiato) e gli arti devono essere ben diritti, in perfetto appiombo.

Per quanto riguarda la forma degli occhi, se è vero che in un cucciolo possono apparire più tondeggianti, in ogni caso non devono mai essere sporgenti, e per quanto riguarda il colore, se il rosso vi dovesse sembrare troppo chiaro, sappiate che è destinato a scurirsi nel corso dei mesi.


Maschio o femmina?

Con un cane così piccolo il dimorfismo sessuale si limita a una testa un po’ più importante nel maschio, la differenza di taglia nei due sessi è davvero minima.

Spesso la scelta di un maschio viene fatta non tanto perché effettivamente si preferisce il maschio quanto perché si pensa che una femmina crei più problemi per via del calore.

In realtà è vero che la femmina va in calore un paio di volte l’anno (ma non tutte vanno regolarmente ogni sei mesi, in alcuni casi possono passare 7-9 mesi tra un ciclo e l’altro) ma in un cane così piccolo le perdite ematiche sono minime e, in ogni caso, si può ovviare al problema ricorrendo ad apposite mutandine igieniche. È anche vero che ci sono giorni critici in cui la femmina può istintivamente cercare la fuga in cerca del maschio, ma tenendola sempre al guinzaglio il problema è risolvibile.

È invece vero che il maschio è sessualmente recettivo tutti i giorni dell’anno, quindi semmai è lui che può essere particolarmente sensibile a femmine in calore, e in certi casi le crisi amorose possono sfociare in digiuni prolungati, agitazione e continui ululati.

Un maschio, del resto, può risultare tendenzialmente più dominante e necessitare di un padrone di polso fermo, mentre una femmina è in genere più dolce e docile. Nessuna differenza, invece, per quanto riguarda la vigilanza e l’affetto nei confronti della famiglia: in questo caso maschio o femmina si equivalgono.

 

Cosa fare dopo l’acquisto

Una volta portato a casa il cucciolo, comincia per voi la più bella avventura, ma sappiate che quello che ritenete il vostro cane … non è ancora vostro.

Oh bella, l’ho pagato, ce l’ho con me, perché non dovrebbe essere già mio? Perché sul pedigree, alla voce allevatore, c’è il nome del titolare dell’allevamento o del proprietario della fattrice, il vostro nome ancora non compare da nessuna parte.

Non appena arriva il certificato genealogico (ci vorranno alcuni mesi, a volta anche un anno di tempo), quindi, dovrete rivolgervi alla Delegazione Enci più vicina a voi per fare il passaggio di proprietà, con il quale si attesta che, in data X, il cane Pinco Pallino è stato ceduto al signor Rossi. Solo così voi sarete ufficialmente proprietari del vostro cane.

Ecco le altre «incombenze» di ogni neo padrone:

-denunciare la proprietà del cane al Comune di pertinenza

-rispettare il calendario di vaccinazioni programmato dall’allevatore

-esame delle feci per verificare l’esistenza di parassiti intestinali

-continuare a somministrare la dieta per cani in crescita scelta dall’allevatore

-non avere timore di rivolgersi all’allevatore, se è serio sarà sempre disponibile per chiarire ogni vostro dubbio

 

L'educazione del cuocioli

Quando cominciare a educare il cucciolo? Subito, appena mette piede, in casa vostra. Non pensiate mai che è troppo presto, prima capisce chi è il padrone meglio è, anche perché il pinscher ha un carattere forte, comincia subito a mettere alla prova il padrone e ogni cedimento è un buon motivo per approfittarne. La coerenza è la cosa più difficile da insegnare a un buon padrone: spesso, soprattutto chi è alle prime armi come cinofilo, trova quasi crudele imporre limiti e restrizioni a un tenero cucciolo di pochi chili, ma se questo stesso cane impara che i comandi sono fatti per restare inascoltati perché bastano due occhioni dolci per intenerire, è matematicamente impossibile che quegli stessi comandi vengano rispettati quando sarà cresciuto. L’aspetto del pinscher non aiuta: è così piccolo che da suscitare un naturale istinto di protezione anche nel cuore più duro, poi quel suo continuo tremare viene scambiato per brividi di fwhitedo o di paura e chi ha il coraggio di essere fermo e autoritario in questi casi?

L’importante è che siate coerenti nelle vostre scelte: se abituate un cane a salire su divano o a dormire con voi a letto, sarà per sempre, non potrete più tornare indietro

 

L'importanza del no

Saper dire no è fondamentale, ma ricordate che deve essere un no da subito, un sì a un cucciolo non potrà diventare un no a un cane adulto.

Mettetevi sempre nell’ottica del cane adulto: non volete che salga sul vostro letto, che ronfi sul vostro divano, che mendichi a tavola? Che sia «no!» da subito, e senza sentirvi in colpa.

Il «no!» andrà usato ogni volta che ci accorgiamo che il cucciolo sta facendo qualcosa che non va fatto, proprio per questo è importante seguirlo assiduamente nei suoi primi giorni: i nostri «no» costituiscono una guida per il piccolo che, nella sua voglia di compiacerci, imparerà subito, visto che il abbiamo a che fare con una razza molto intelligente, cosa è permesso e cosa non lo è.

Dosando con coerenza i nostri «no!» e ricorrendo al concetto di rinforzo positivo (ovvero premio con lodi o con un bocconcino il piccolo non appena smette di compiere un’azione sbagliata) non ci sarà bisogno di ricorrere a punizioni corporali: dobbiamo mettere il cucciolo nelle condizioni di ubbidirci perché è felice di farlo, non perché ha paura di noi.

In questo modo il piccolo imparerà in poco tempo, ad esempio, a sporcare dove deve, a non rosicchiare le vostre scarpe preferite, a non guaire se lasciato solo per poco tempo.

Condizione essenziale perché un «no» abbia efficacia: deve essere detto nel momento del «fattaccio», ovvero devo sgridare il cane nel momento dell’errore, farlo a dieci ore di distanza è del tutto inutile, perché il cane non riesca ad associare lo sbaglio a una punizione ritardatae non riesce a comprendere i motivi della sgridata.

 

Il richiamo

Avete scelto un bel nome per il vostro cane? Che si chiami Adolf o Asia, l’importante è che impari che quello è il suo nome e che, non appena lo chiamate, deve cessare qualsiasiazione e correre da voi.

All’inizio non sarà facile, soprattutto perché un cane intento a giocare non ha nessuna intenzione di smettere, ma la risposta al richiamo è indispensabile perché esistono mille situazioni, a prescindere dalle prove di lavoro, nelle quali è importante che il cane arrivi subito da noi.

Potremo iniziare sfruttando la sua curiosità: una volta ottenuto il suo interesse con un gioco o con un bocconcino, mentre corre da noi chiamiamolo per nome, in modo che impari ad associarlo all’azione di venire verso di noi. Una volta arrivato lodiamolo, premiamolo, non siamo avari di «bravo!» o altri complimenti, in poco tempo capirà che è bello correre subito dal padrone, ci si guadagna sempre qualcosa.

La pazienza, nelle prime volte, è essenziale, mai sgridarlo se non arriva alla prima chiamata e nemmeno alla seconda, se alla terza, lui finalmente arriva e io lo sgrido, capirà che ogni volta che si avvicina al padrone questo inspiegabilmente lo mette in punizione. Se le prime volte risulta un po’ sordo al richiamo, niente paura, e soprattutto aspettate che arrivi lui, non corretegli incontro: potrebbe pensare che avete voglia di giocare e comincerà a correre più forte di voi, eccitandosi sempre di più e diventando letteralmente imprendibile.


La condotta al guinzaglio

Anche da adulto un pinscher che tira al guinzaglio come un forsennato è sempre gestibile, ma perché non insegnargli una corretta condotta?

Un cane che cammina educatamente a fianco del padrone e che non tira nemmeno se vede un suo simile costituisce un ottimo biglietto da visita, soprattutto nei confronti di chi pensa che il pinscher sia il classico cagnetto isterico e rissoso.

Il cane deve imparare a non tirare mai, in nessuna circostanza, da subito, ovvero da quando è un cucciolo di pochi mesi e di pochi chili, è sbagliatissimo pensare che oggi lo si controlla benissimo e che c’è sempre tempo per educarlo.

Mettiamogli collare e guinzaglio e mettiamoci alla sua destra (questa disposizione sarà utile anche se dovrà sfilare in esposizione), poi aspettiamo una sua reazione: potrebbe scattare in avanti e tirare, oppure non sedersi e non avere alcuna voglia di seguirvi.

Nel primo caso basta dare uno strattone al guinzaglio accompagnandolo da un deciso «no!», nel secondo dobbiamo chiamarlo con dolcezza fino a che si decide a seguirci. È bene fare le prime lezioni senza distrazioni, rendendole man mano più difficili: camminare per strade trafficate e rumorose, incrociare persone o altri cani.

Se il guinzaglio costituisce ancora un problema per voi, non esitate e rivolgervi all’allevatore o a un buon centro di addestramento, prima si risolvono i problemi e meglio è.

La scelta del collare è molto importante: nonostante il nome, il collare a strangolo o a semistrangolo non è uno strumento di tortura ed è del tutto innocuo, anche perché è difficile trovare un pinscher in grado di strozzarsi tirando al guinzaglio, il che può avvenire più facilmente con la cosiddetta pettorina, una sorta di collare, solitamente di pelle, che viene fatto passare sotto le ascelle. È proprio con questo tipo di collari che il cane, non sentendo la pressione al collo, si permette di tirare come un forsennato, senza contare che con la pettorina il cane tende a camminare con le zampe aperte, per alleviare il senso di fastidio provocato dal cuoio sulla sua pelle sottile.

 

Il comando «seduto»

Questo comando è molto utile soprattutto quando si deve lasciare il cane per qualche tempo e si vuole evitare che resto in piedi troppo a lungo. Esiste un sistema per far imparare questo comando in tutta dolcezza, senza ricorrere a sistemi coercitivi ma sfruttando come al solito il rinforzo positivo.

Tenendo in mano uno dei suoi bocconcini preferiti, lo si fa annusare al piccolo, contemporaneamente, con l’altra mano, si esercita una lieve pressione sulla groppa dicendo, con voce calma, la parola «seduto». Non appena il piccolo si sarà seduto gli daremo l’agognato bocconcino senza avere paura di esagerare con i complimenti.

Quando avrà imparato, si potranno aumentare le difficoltà, ad esempio premiandolo solo quando il comando è eseguito subito, oppure quando il comando è rispettato per diverso tempo.

 

Il comando «terra»

Per insegnare questo comando si parte dalla posizione di seduto: tenendo in una mano il bocconcino di cui sopra, lo abbasseremo pian piano davanti al muso del cane, che tenderà ad allungare le zampe anteriori per assumere autonomamente la posizione di «terra»; nel frattempo noi diremo, sempre con voce calma e pacata, la parola «terra», non risparmiando né in leccornie né in complimenti a esercizio correttamente seguito.

Una gratificazione alimentare è importante nelle prime lezioni, poi potranno essere sufficienti le gratificazioni verbali, l’unica accortezza è quella di fare più lezioni di breve durata: il pinscher è un cane molto pwhiteisposto all’addestramento e molto recettivo, ma lezioni troppo lunghe possono annoiarlo e deconcentrarlo.

Ricordatevi soprattutto di fare eseguire i comandi per tutto il tempo che noi vogliamo: spesso un pinscher è bravissimo a mettersi seduto o a terra appena diamo l’ordine, ma a restarci solo per pochi secondi, cosa che lo rende inutile e inefficace.

 

Il comando «stai» o «resta»

Una volta che il vostro pinscher ha ben recepito i comandi terra e seduto, deve imparare a mantenerli per il tempo che noi desideriamo. È il comando, in pratica, che ci permette di portare in giro un cane perfettamente educato, perché un cane che obbedisce ai comandi solo per pochi secondi, nella vita pratica, è come un cane che non obbedisce affatto.

Per insegnare il resta dobbiamo metterci a fianco del cane, senza chiamarlo (lo metteremmo subito in allarme) e ripetere l’ordine ogni qualvolta accenna a muoversi, mantenendolo nella posizione voluta. Successivamente ci allontaneremo, rimettendo il cane seduto o a terra non appena accenna a muoversi e lodandolo quando resta immobile e lo faremo restare così per tempi sempre più lunghi.

Il corwhiteo del nuovo arrivato

 

Il vostro pinscherino non è ancora entrato in casa che già deve essere pronto il suo «corwhiteo»: ciotole per acqua e cibo (preferite quelle in metallo, se sono in plastica possono restare vittima dei suoi dentini), collarino e guinzaglio, una morbida cuccia, spazzola, cibo secco, giornali (per abituare il piccolo a sporcare sempre nello stesso posto), giocattoli, ossi di pelle di bufalo.

E il cappottino? L’istinto di protezione che suscita un pinscher è inversamente proporzionale ai chili di peso, ma ricordate che è un cane sano e robusto e quindi, se abituato a una vita attiva, il cappottino può essere un optional, a meno che non siano previste lunghe soste al fwhitedo. Cappottino sì, invece, per i cuccioli che affrontano il loro primo inverno e per i soggetti anziani o convalescenti. Un impermeabile, al contrario, può essere molto utile nelle giornate di pioggia: è vero che il pelo del pinscher è corto, ma con un’adeguata protezione ci risparmieremo parecchi minuti per asciugarlo.

Un acquisto molto pratico è il trasportino: che sia di ferro o di materiale plastico non solo è utile per viaggiare in auto, treno o aereo ma è ottimo anche portarlo alle esposizioni e, inoltre, può costituire un comodo rifugio per il cane se viene collocato in una zona tranquilla della casa.