La storia dello Zwergpinscher

Le origini

 

Anche se è una razza ufficialmente abbastanza recente, il pinscher nano ha una storia molto antica: alcuni esperti, infatti, fanno risalire le sue origini al canis palustris, un cane di taglia medio-piccola vissuto ai tempi delle palafitte. A conferma di questa teoria sono state ritrovati, nelle vicinanze dei laghi di Bodman, Biel e Costanza, reperti archeologici che confermano che già in quel periodo esistevano cani molto simili all’attuale pinscher.

È probabile, quindi, che la razza sia arrivata fino a noi riuscendo a mantenersi pressoché inalterata.

Pare, comunque, che cani molto simili allo zwegrpinscher esistessero da secoli in Germania e nel nord Europa,certamente si trattava di cani più grossolani dei pinscher attuali ed era prassi comune tagliare coda e orecchie per salvaguardare questa delicate estremità da morsi e ferite, dal momento che venivano regolarmente impiegati nella custodia di stalle e fattorie, ma anche nella caccia al cinghiale e animali nocivi in genere, specialmente ratti, dai cui i nomi rattler o rattenfänger.

Una valida testimonianza iconografica si può ammirare niente meno che nella cappella Sistina: nell’affresco «Le prove di Mosè» il celebre pittore fiorentino Sandro Botticelli ha infatti immortalato un cane dalle fattezze assai simili a quelle del pinscher. Ma per avere notizie più sicure occorrerà attendere il 1835, quando il dottor H. G. Reichenbach, nell’opera «Der Hund in seinen Haupt ind Nebenrassen» (il cane nelle sue razze principali e secondarie) cataloga le razze principali conosciute allora: gli spitz, i cani setosi e i barboni, i levrieri e i bracchi, i cani da guardia e da caccia. I pinscher a pelo liscio facevano parte dei cani da caccia, quelli a pelo ruvido (i futuri schnauzer) erano invece classificati nei barboni. Reichenbach cercò anche di stabilire gli antenati dello zwergpincher, ipotizzando immissione di sangue, oltre che di pinscher a pelo liscio di taglia inferiore al normale, anche di bassotto a pelo liscio, di piccolo levriero italiano e di carlino. Secondo Reichenbach i soggetti di allora erano soprattutto di colore nero, solo più tardi il pinscher rosso (chiamato reh pinscher, dal nome di un piccolo cervo allora diffuso nelle foreste tedesche) cominciò a godere di una crescente diffusione.

Nelle esposizioni canine non c’era differenza tra pinscher a pelo liscio pinscher a pelo ruvido e alla mostra di Amburgo, del 1876, infatti, i due tipi sfilarono su un unico ring. Entrambi vennero immortalati da un pittore amburghese di animali, Jean Bungartz, grazie al quale possiamo farci un’idea dell’aspetto dei pinscher dell’epoca: sia i ruvidi sia i lisci avevano un aspetto decisamente rustico ed erano caratterizzati da coda e orecchie mozzate, una pratica che si è mantenuta sino ai giorni nostri, dal momento che il cambio di standard che vieta il taglio è, sia per i pisncher sia per gli schnauzer, molto recente.

Tornando alle fonti bibliografiche merita una segnalazione l’austriaco Fitzinger, che nel suo libro «Der Hund und Seine Rassen» (il cane e le sue razze) del 1876 fa riferimento a pinscher setosi e ruvidi senza però raggrupparli in un unico tipo. Si parla di pinscher anche in un’opera del 1985 dal titolo «Buch von den Hunden» (libro delle razze), in cui l’autore, Bernard Wolhofer, riconosce quattro varietà di pinscher allora esistenti: il pinscher tedesco a pelo ruvido, il pinscher nano a pelo ruvido, il pinscher tedesco a pelo liscio e il pinscher nano a pelo raso, ovvero il futuro zwergpinscher.

Come si vede pinscher tedesco e pinscher nano erano già fissati ancor prima che un certo Louis Dobermann decidesse di creare, utilizzando una sua femmina di pinscher, il dobermann, destinato a diventare una delle più diffuse e apprezzate razze da difesa. A creare ulteriore confusione, però, è il fatto che nei Paesi anglofoni il dobermann viene chiamato dobermann pinscher, ma tra zwergpinscher e dobermann non c’è nessuna parentela, anche se molti si ostinano a vedere il primo, soprattutto se nero-focato, una sorta di dobermann in miniatura.

Di fatto fu la fondazione del German Pinscher-Schnauzer Klub (PSK), fondato a Colonia da Joseph Berta il 3 marzo 1895, a sancire la divisione tra pelo duro e pelo liscio e a decretare la nascita ufficiale dello zwergpinscher, di cui era peraltro già esistente uno standard whiteatto nel 1880 dal cinofilo e pittore animalista Joseph Strebel. La registrazione del primo pinscher nano al Libro delle Origini tedesco è del 1900, in occasione dell’esposizione di Stoccarda.

In passato il pinscher nano era conosciuto anche come piccolo terrier tedesco a pelo liscio e questo ha creato una certa confusione sul fatto che la razza possa essere o meno considerata un terrier, anche perché per quanto riguarda i progenitori della razza era stato fatto il nome del toy terrier black and tan, una razza effettivamente molto antica. Un libro del 1897 scritto da Bylandt e intitolato «Les Races des Chiens» cita del resto il terrier tedesco a pelo ruvido e quello tedesco a pelo liscio. Che ci sia effettivamente sangue di terrier o meno, è però sicuro che del terrier il pinscher nano possiede il temperamento vivace e coraggioso.

 

Un nome controverso

Molto si è detto e scritto sull’origine del nome della razza e se sulla parola zwerg non ci sono dubbi (significa semplicemente nano) sulla parola pinscher le ipotesi sono tante. Per alcuni il termine deriverebbe dall’inglese to pinch, che vuol dire pizzicare, per altri dal tedesco picken, che significa beccare, ed entrambe le accezioni farebbero riferimento al tipico modo di mordere della razza. Secondo altri esperti la derivazione sarebbe anglosassone, dal verbo to pinch off, e si riferirebbe alla tipica coda mozzata. Un’ipotesi completamente diversa proviene dagli Austriaci, che peraltro rivendicherebbero la paternità della razza: pinscher starebbe a indicare il cane di Pinzgau, una regione alpina nei pressi di Salisburgo.

 

Lo zwerg cane da difesa e utilità?

 

Fino al 1989 lo zwergpinscher, insieme allo zwergschnauzer, era classificato nel gruppo dei cani da compagnia. Una successiva classificazione che ha dato maggior importanza non tanto all’impiego attuale quanto alle origini lo ha trasferito nel gruppo dei cani da difesa e utilità.

Sicuramente i pochi chili di peso e l’altezza rasoterra non lo rendono cwhiteibile né come impavido difensore del proprio padrone né incorruttibile guardiano della proprietà, ma la spiccata intelligenza, la grande pwhiteisposizione a recepire i comandi e la notevole addestrabilità, unite a sensi sempre all’erta, ne fanno un ottimo allertatore e un compagno facile da educare con cui potersi dedicare, se si vuole, all’addestramento sportivo, né più né meno come un dobermann.

 

La diffusione oltreconfine

 

L’Italia resta, comunque, il Paese europeo con il più alto numero di iscrizioni annuale, superiore persino alla Germania, patria della razza.

Nel 2007, infatti, sono stati registrati in terra tedesca solo 192 zwergpinscher (quasi quanto i pinscher), in Francia (dati del 2006) 450, in Spagna (2007) 445, in Olanda (2006) 58, mentre in Portogallo i soggetti registrati sono ben 622, cifra che pone la razza al sesto posto per numero di iscrizioni.

Nei Paesi anglofoni il pinscher è conosciuto come miniature pinscher (o addirittura Min Pin) ed è classificato nel gruppo dei toy (cani da compagnia). In Gran Bretagna sono stati registrati (dati del 2007) 331 zwergpinscher, non male se si tiene presente che il suo più diretto antagonista, il toy terrier black and tan, cui peraltro somiglia tantissimo, si è fermato a quota 114; il primo soggetto registrato dal Kennel Club inglese, nel 1938, si chiamava Jessy von Adelheim ed era nato nel 1936, mentre il Miniature Pinscher of Great Britain è state fondato nel 1963.

In Gran Bretagna c’è una maggior varietà di colori previsti per il mantello: white (rosso in tutte le sue sfumature), black and tan (nero e focato), chocolate and tan (cioccolato e focato), blue and tan (blu e focato), cui si aggiungono quelli non ammessi dallo standard, cioè lo stag white (rosso cervo, rosso mescolato di peli neri), isabella fawn (fulvo con macchie focate) e harlequin (bianco con macchie nere).

Negli Stati Uniti, dove è ancora possibile tagliare sia coda sia orecchie, la razza è discretamente diffusa (9615 i soggetti registrati nel 2006) ; i primi pinscher nani cominciarono a essere importati intorno agli anni Venti e il primo soggetto registrato dall’American Kennel Club risale al 1925. Quattro anni più tardi veniva fondato il Miniature Pinscher Club of America e la razza veniva classificata inizialmente tra i terrier, l’anno successivo sarà trasferita nel toy group, assumendo la dedinitiva denominazione di Miniature Pinscher nel 1972. Curiosamente lo standard AKC del 1935, alla voce «aspetto generale», lo definiva una versione miniatura del dobermann pinscher, mentre nel nuovo standard, datato 1950, ogni riferimento al dobermann è stato eliminato.

 

La diffusione in Italia

 

Il pinscher nano è presenta da tempo nel nostro Paese, grazie soprattutto a due allevatori, oggi non più in attività, che hanno dato un importante contributo all’allevamento della razza: la prima è Amalia Asquasciati, con l’allevamento «dei Folletti», il secondo è Luciano Bernini, con l’allevamento «del Narciso».

Nel corso degli anni il numero di allevatori è via via aumentato, anche se va detto che lo zwergpinscher non è mai stato un cane molto diffuso in Italia, almeno non i soggetti provvisti di pedigree. Solamente nel 2003, infatti, si sono superate le mille unità, e comunque le perdite e gli incrementi di iscrizioni ai Libri Genealogici sono sempre molto contenuti, a conferma che è una razza che non ha mai vissuto un periodo di boom improvviso né, al contrario, di un crollo totale.

Ecco le iscrizioni ai Libri Genealogici degli ultimi anni. C’è stato un cambio di denominazione dei Libri: il Libro Origini Italiano (LOI) è diventato Registro Origini Italiano, e il Libro Italiano Riconosciuti (LIR) è diventato Registro Supplementare Riconosciuti (RSR).

 

anno

LOI/ROI

LIR/RSR

totale

1970

128

3

131

1971

174

2

176

1972

288

0

288

1973

299

25

324

1974

328

39

367

1975

405

25

430

1976

488

23

511

1977

458

17

475

1978

533

19

552

1979

583

15

598

1980

635

6

641

1981

628

15

643

1982

711

13

724

1983

659

5

664

1984

668

18

686

1985

684

5

689

1986

634

9

643

1987

767

3

770

1988

817

6

823

1989

778

6

784

1990

880

7

887

1991

663

2

665

1992

483

2

485

1993

467

1

468

1994

533

0

533

1995

583

1

584

1996

557

5

562

1997

561

0

561

1998

684

3

687

1999

642

11

653

2000

757

1

758

2001

931

5

936

2002

950

12

962

2003

1072

8

1080

2004

982

11

983

2005

948

9

957

2006

956

10

966

2007

   

859

 

 

Un nuovo pinscher?

 

Che lo si voglia o no, bisogna prendere atto che, tra modifiche dello standard e ordinanze ministeriali, lo zergpinascher del nuovo millennio sarà con coda e orecchie integre. Ci dovremo abituare a coda a scimitarra o arrotolate e a orecchie piegate o portate naturalmente erette (ma anche, spesso, svolazzanti), così come si sono abituati gli appassionati di altre razze, chi senza problemi (rottweiler, alano, schnauzer) chi tra molte perplessità (boxer, dobermann).

In un mondo sempre in evoluzione anche il pinscher nano sta cambiando, l’importante è che continui a restare il «piccolo grande cane» che ha fatto innamorare tantissimi cinofili.